“I figli si accolgono come vengono, come
Dio li manda, come Dio permette – anche se a volte sono malati. Ho sentito dire
che è di moda – o almeno è abituale – nei primi mesi di gravidanza fare certi
esami, per vedere se il bambino non sta bene, o viene con qualche problema… La
prima proposta in quel caso è: “Lo mandiamo via?”. L’omicidio dei bambini. E
per avere una vita tranquilla, si fa fuori un innocente”. Il protocollo di tanti medici
– tanti, non tutti – è fare la domanda: “Viene male?”. Lo dico con dolore. Nel
secolo scorso tutto il mondo era scandalizzato per quello che facevano i
nazisti per curare la purezza della razza. Oggi facciamo lo stesso, ma con
guanti bianchi” (Papa Francesco
alla delegazione del forum delle associazioni familiari 17/06/18).
Ho avuto il primo figlio a 38 anni e si,
certo, ho fatto l’amniocentesi, il secondo l’ho avuto a 40 e chiaro che si, l’ho
fatta anche in quel caso. Perché? Per senso di responsabilità, non so poi se
avessi avuto una diagnosi prenatale infausta se avrei ricorso all’aborto
terapeutico, peraltro regolato per Legge e un diritto della donna sul quale
nessun religioso può interferire, dire la sua magari, ma finisce li.
L’amniocentesi non ha predetto che uno dei
miei bambini nascesse autistico, però adesso mi interrogo su una cosa, io sono
già vecchia e quando Patricio sarà adulto io non ci sarò più, chi si prenderà
cura di lui? chi mi assicura che non verrà rinchiuso in una struttura lager e
che venga maltrattato? Chi? Il Santo Padre?
Il Papa sa cosa vuol dire crescere un disabile?
Conosce le condizioni entro le quali le
famiglie devono sopravvivere per dare un minimo di dignità a questi figli? Conosce
il peso della discriminazione, della vessazione, delle porte sbattute in
faccia, del valore della vita svilito per questioni di soldi? Ma no che non lo
sa Papa Francesco, parla a cuor leggero.
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