domenica 6 maggio 2018

Imba... Razzismo Infantile

Tarda mattinata al parco Spina Azzurra di Buccinasco con i bambini.
Il cinquenne Carlos Maria, una testa piena di ricci e la pelle colore del caffellatte gioca a palla e cerca bambini per tirare qualche calcio assieme. Si butta in mezzo a papà e figlio che stanno giocando per conto loro, lo fa un po' invadente ma attira l'attenzione del piccolo, io, osservo all'ombra, su una panchina.
Quando i due fanno per andarsene il bimbo saluta: "ciao Idris!" E Carlos "non mi chiamo Idris".
Il padre chiede al figlio "perché lo hai chiamato così?" E lui candidamente "perché un mio amico del calcio si chiama così".. cioè un po' come come se Carlos dovesse chiamare tutti i bambini bianchi "Antonio", perché ce n'è un sacco di bambini bianchi che si chiamano così, e poi, sono tutti uguali, si somigliano tutti gli "Antonio".

Seconda scena.
Arriva un amichetto di Carlos, Elias, un bimbo che va alla materna con lui, si conoscono dal nido. Si spingono a vicenda sull'altalena, vanno sul castello e poi si lanciano la palla dei superpigiamini  (Pj-Mask) dallo scivolo. Mi sto facendo i fatti miei col cellulare e a un certo punto alzo la testa di scatto, alla lagnanza di una stridula vocina: "il bambino nero non mi fa giocare con la palla!" . Siccome di bambini neri non ce ne stavano, c'era solo il mio cinquenne caffellatte mi sono messa a guardare, sempre da lontano per capire cosa succedeva.
C'era questo bambino biondo e paffuto che diceva al fratello grande, biondo e  paffuto pure lui, di questo "bambino nero",  che era preso dal suo amico Elias ed evidentemente non dava retta a nessun altro. Il grande poco interessato non gli ha dato peso, meglio così.

Sono abituata alle carampane che mi chiedono ogni tanto "dove è andata a prenderli? In Brasile?" E anche "sono adottati?", difficile rispondere ad una cariatide "no guardi, sono usciti dalla mia patata, senza epidurale". Sono meno abituata ai bambini, quelli che già scimmiottano gli stereotipi di cui vivono i genitori.  Ma sono solo bambini quindi sto seduta sulla panchina e mi taccio.

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